Coreografia di una scena di combattimento

Coreografia di una scena di combattimento

Da quanto ho postato l’articolo su come “Scrivere una scena di combattimento” mi sono arrivati molti spunti e aiuti.
Mi ero chiesta: come diavolo posso fare raccontare uno scontro senza sapere nulla di scherma medievale?

La soluzione più sicura che mi hanno suggerito è stata: “impara la scherma” e avrebbe potuto essere davvero la migliore, ma presentava un paio di lati negativi:

1) Non ho un corso vicino a casa e ci vorrebbero anni per imparare, per di più non ho tempo… Balle. Sono refrattaria alle attività sportive ed è dalle scuole medie che non picchio più nessuno, ecco.

2) Mi secca tornare a casa pesta e dolorante, per quello è bastato il mio primo concerto dei Deep Purple.

In compenso mi hanno passato documenti e link interessantissimi, che in futuro volevo riassumere per una serie di articoli, utili per evitare sfondoni. Sono tornata ultimamente a riflettere di nuovo sull’argomento “scena di combattimento”, un po’ per via di una discussione avuta su Facebook con un’amica e un po’ per via del fatto che in autunno mi metterò a scrivere una storia prevalentemente… di menare.


Giurin giurellaA tal proposito ringrazio Luca Carissimi, Franco Carretti e gli altri che non ricordo e che mi hanno segnalato siti e materiale. Giuro che un giorno metterò tutto insieme in maniera ordinata. Non scherzo.


Dunque ho provato a mettere  in pratica quello che avevo letto, alla mia maniera, nel secondo ebook di Altro Evo, “Kafra il Magnifico“. Ho letto e guardato parecchio, meditato altrettanto e alla fine ho deciso per optare per la stessa soluzione che consiglio sempre per quanto riguarda le copertine:

fai le cose semplici

Nel caso della scrittura intendo usare  scene brevi con azioni fulminanti, senza dilungarmi troppo per evitare l’effetto sbadiglio. Nel caso in cui la scena di combattimento si debba prolungare credo che sia meglio basarsi più sulla coreografia che sul tecnicismo.

Dopo aver visto cosa ne pensa R.A. Salvatore provo a fare un sunto di alcune guide trovate su siti anglofoni, alcune credo di averle seguite e altre no, anche per via del fatto che ho cercato di essere breve. In generale ogni suggerimento mi è parso sensato e così lo ripropongo qui in italiano.

1) Non descrivere troppo la scena di combattimento

Coreografia di una scena di combattimentoIn generale si deve lasciare il più possibile all’immaginazione del lettore e questo vale ancor di più quando si tratta di scrivere una scena di combattimento. Un conto è scrivere un trattato sull’argomento, oppure una storia in cui i tecnicismi hanno la loro ragion d’essere, mentre un altro conto è scrivere una storia d’avventura in cui il termine astruso spezza il fluire della scena. Prova a far tirare un “roverso tondo” al tuo protagonista invece che un “fendente” e poi se ne riparla.

 2) Ritmo

Frasi brevi e semplici. I combattimenti sono veloci e così devono essere anche le descrizioni. Idealmente a ogni frase dovrebbe corrispondere un’azione.

3) Prospettiva

Il modo più immediato per comunicare le emozioni di un combattimento è far calare il lettore nei panni di uno dei personaggi coinvolti e descrivere la scena dal suo punto di vista.

4) Verbi, non avverbi

Per farla breve, invece di scrivere “Tizio colpì forte il ventre di Caio, e poi ancora e ancora” è meglio usare una forma del tipo “Tizio continuò a colpire Caio” [Ok, ho dei problemi di traduzione perchè in inglese usano per il primo caso HIT – “colpire” e per il secondo POUND – “colpire ripetutamente”]. Quindi con gli avverbi è bene andare al risparmio.

5) I 5 sensi

Le descrizioni non funzionano bene nella scene di combattimento, nelle situazioni fisiche vanno bene le informazioni sensoriali. Il sapore del sangue, le orecchie che fischiano, il dolore delle ferite e via così.

Le parti della spada zweilawyer - scena di combattimento
Le parti della spada (dal sito Zweilawyer)

6) Andare alla conclusione

Il modo opposto per scrivere una scena di combattimento è quello di sorvolare completamente. Dipende insomma se si vuole mostrare azione o violenza.

Prendiamo per esempio Fight Club di Chuck Palahniuk. Non descrive la scena di combattimento ma comunica in maniera fantastica la violenza.

I asked Tyler what he wanted me to do.
Tyler said, “I want you to hit me as hard as you can.”

A questo punto finisce il capitolo e ne inizia un altro.

Two screens into my demo to Microsoft, I taste blood… My boss doesn’t know the material, but he won’t let me run the demo with a black eye and half my face swollen from the stitches in my cheek.

Non abbiamo letto i dettagli della scena ma vediamo le conseguenze e possiamo immaginarla.

La Coreografia di una scena di combattimento

A un certo punto, dopo aver letto un bel po’ di documentazione tecnica, mi sono chiesta se davvero fosse necessario per scrivere una buona scena d’azione. In parte sì, lo è, ci deve essere almeno una base di verosomiglianza e plausibilità ma la cosa fondamentale è che sia divertente e non una serie asettica di parate, affondi e altri tipi di manovre.

La coreografia è la parte più importante a cui tutti gli articoli che ho letto danno molto peso, ovvero il dare un senso alla scena di combattimento. Mi spiego meglio: a volte inserire una specie di mini-trama all’interno di uno scontro serve per tenere sempre desta l’attenzione.

Un duello piuttosto carino era nel film “Le crociate“. I due non hanno armatura, quindi non sono goffi, lo scontro è breve, un minuto e mezzo e le mosse si distinguono bene.

Bello da vedersi ma noioso, infatti dura poco per fortuna, ed è solo uno scambio di spadate. È una scena di combattimento memorabile? Naaaa…

Voglio confrontarlo con una scena di un vecchio film, “Robin Hood, il principe dei ladri“. Lo scontro di tre minuti vola, perchè c’è una storia, ci sono tre partecipanti. Robin, lo sceriffo e Marian che fa da guastatrice. Ci sono battute e azioni che vanno oltre lo spadare.

Ancora più esplicativa è questa scena che è anche più nelle mie corde: sono 5 minuti presi da”The court jester” del 1955, con Danny Kaye. Qui si va oltre! La scena di combattimento è funzionale alla storia e la porta avanti.

Bastano pochi secondi per capire l’antefatto: Danny è un imbranato a cui è stato fatto un incantesimo. Ogni volta che sentirà uno schiocco di dita si trasformerà nel più grande spadaccino del mondo ma quando le sentirà di nuovo… tornerà a essere niente altro che il goffissimo giullare di corte. Riuscirà a sconfiggere il cattivo? (Basil Rathbone eh! mica il primo che passa!)

In questo periodo sto leggendo “Tre cuori e tre leoni” di Poul Anderson in cui c’è uno scontro tra cavalieri lungo 4-5 pagine. Pur essendo piuttosto appassionante, l’ho trovato ripetitivo per i miei gusti, forse proprio questo motivo: manca di una mini-storia e dopo un po’ ogni paragrafo sembra uguale al precedente.

Spero che sia utile questa riflessione sull’argomento.

Se conoscete romanzi con scene di combattimento rese ottimamente, segnalatemeli!


Fonti a cui mi sono abbeverata a garganella

Wikihow http://www.wikihow.com/Write-Fight-Scenes

Stand Out Books http://www.standoutbooks.com/heres-how-to-write-a-damn-good-fight-scene/

Writeworld http://writeworld.org/FightScene

…e di certo altri forum o siti web di cui non ho tenuto traccia.


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Mala Spina

Avida collezionista di fumetti, ama leggere e scrivere storie fantasy, horror e d'avventura. Orbita attorno al mondo della grafica e dell’illustrazione digitale. Facebook | Instagram

16 pensieri su “Coreografia di una scena di combattimento”

  1. Hai tralasciato il combattimento sul dirupo della follia del film “La storia fantastica” o anche, sempre dello stesso film, il combattimento fra Inigo Montoya e l’uomo con sei dita. “Tu hai ucciso mi padre… preparate a morir!”
    Il primo è epico per gli scontri acrobatici fra i personaggi, il secondo è più “realistico”.

    Comunque, avendo fatto scherma medievale (fatto nel senso che ci andavo ma non è che l’abbia poi provata in combattimento, ci tengo alla salute), posso dirti che era quasi uno scambio di clavate fra tartarughe forti come tori. La maggior parte dei cvalieri penso morissero per un attacco di cuore dovuto alla fatica 😀

    1. ahah ormai ti leggo nella mente, so già cosa commenterai ancor prima che ti legga. 😀
      Sì, in effetti avevo pensato di inserirlo, specie quello sul dirupo della follia che è il più divertente ma mi pareva scontata. Diciamo che nel primo duello, a parte le acrobazie, la mini-trama consiste nel fatto che entrambi si rispettano e si fanno i complimenti finchè Inigo rimane esterrefatto dalle abilità dell’uomo mascherato.
      Nel secondo duello la mini-trama è più forte perchè Inigo sembra spacciato a causa del colpo vile del suo avversario, pare che debba morire… sta per crepare…. muore… e invece no! Vince grazie al potere della vendetta.

  2. Spesso nelle battaglie finali l’eroe è sul punto di perdere e poi si riprende all’ultimo secondo. Un po’ ripetitiva come cosa. Comunque il succo del mio discorso è che un reale combattimento far guerrieri in armatura pesante è praticamente inutile da descrivere se non con qualche accenno alla potenza del colpo e poco altro.
    Invece nei libri fantasy di solito, usano molto i combattimenti con in stile rinascimentale. Cioè, hanno armature pesantissime ma si muovono come se fossero fatte di cartone.
    Potresti fare un salto alla Sala d’Arme Achille Marozzo per vedere un po’ di stili più eleganti (oppure un video fatto da loro). Assomiglia più al fioretto delle olimpiadi

    1. Sì, non è difficile da immaginare. Tra armatura e armi pesantissime già il muoversi doveva essere un casino. C’è la scena di uno scontro campale tra i soldati di Carlo Magno contro i mori che rende davvero l’idea.
      Nel mio caso, più che altro credo che mi limiterò a scontri all’arma bianca tipo rissa da strada con gente “scalza e ‘gnuda” che si tira le coltellate.

      Sono questi? https://youtu.be/PnbMPZNDQ44
      molto interessante!

    2. Ripetitiva pensa se il nemico finale uccide una persona o un indivuduo sia maschio che femmina a cui il protagonista è affezionato per vari motivi, davanti ai suoi occhi, e lui furente tira fuori una potenza distrttiva che prima non riusciva a sprigionare oppure non sentiva il bisogno, a me è capito due volte di scrivere una cosa simile

  3. Ti riporto un combattimento dal romanzo “Il Signore delle Crociate 1. È nato un guerriero” (Eagle. A Warrior is Born, 2011) di Jack Hight (Newton Compton 2012) Traduzione di Daniela Di Falco.
    La storia è ambientata in Terra Santa nel 1150.

    Il franco partì di nuovo all’attacco calando la lama su Yusuf. Il giovane si parò dietro lo scudo, ma la violenza dell’impatto intaccò la superficie di cuoio e gli lasciò il braccio intorpidito. Schivò il colpo successivo e rispose con un fendente a lato dell’elmo di Reynald. Il franco barcollò indietro, l’elmo ammaccato e il sangue che gli colava dalla tempia. Yusuf continuò subito l’offensiva, mirando al fianco dell’avversario, che riuscì a parare il colpo; ma Yusuf sfruttò comunque lo slancio e lo colpì sotto il braccio sinistro. Lanciando un urlo di dolore, Reynald abbassò la spada, incalzato da un altro attacco di Yusuf alla testa. Reynald ebbe la prontezza di alzare il braccio sinistro per proteggersi dal colpo letale, ma l’osso dell’avambraccio cedette con un rumore secco. Stringendo i denti per il dolore, il franco riuscì a sferrare un colpo alle costole di Yusuf, gettandolo a terra.
    Il saraceno alzò lo sguardo appena in tempo per vedere la lama di Reynald calare ad arco su di lui. La bloccò con lo scudo, ma sentì qualcosa spezzarsi nel braccio. Reynald tentò un altro colpo, però stavolta la lama mangiò la polvere mentre Yusuf rotolava fuori dalla sua traiettoria. Balzò subito in piedi e parò un altro attacco, ma la veemenza dell’impatto gli fece volare via di mano la spada. Alzò lo scudo e indietreggiò, fino a toccare il recinto di legno. La folla ammutolì; l’unico rumore nel silenzio totale era lo sventolio degli stendardi sopra l’arena.
    Con un ghigno beffardo, Reynald sollevò la spada. «È ora di guadagnarmi la mia libertà». Non aveva pronunciato l’ultima parola che sgranò gli occhi sbalordito, vedendo Yusuf avventarsi contro di lui. Il giovane schivò il colpo affrettato di Reynald e lo investì con una spallata nello stomaco; poi, sussultando di dolore per lo sforzo, gli schiantò lo scudo sulla faccia. Mentre il franco barcollava indietro stordito, Yusuf ne approfittò per recuperare la spada e si girò per fronteggiare il nemico.
    Reynald si reggeva a stento sulle gambe, il volto ridotto a una maschera sanguinolenta. Il braccio sinistro penzolava inerte lungo il fianco. Nonostante il dolore lancinante alle costole e al braccio, Yusuf si costrinse a sorridere di fronte all’avversario. Una delle prime cose che gli aveva insegnato John era di non mostrare mai la propria debolezza.
    «Ne avete avute abbastanza?», lo punzecchiò. «O devo darvi anche l’ultima lezione?».

    1. Mi piace molto, non è lunghissimo e non ci sono pensieri personali che deviano l’attenzione, ben descritto e si immagina bene. Non ha quella che io chiamo “mini-trama” se non nel finale ma si legge veloce come un treno

  4. Una minima informazione che potrebbe esserti sfuggita; il buon Anderson praticava diverse forme di scherma, tra cui quella che viene definita “medievale”. Nel romanzo citato compare uno scontro che è possibile ricostruire nei particolare, grazie appunto al lavoro di Anderson, e quel tipo di approccio viene spesso usato nei workshop per illustrare come si costruisce una scena del genere. Sui gusti non si discute, per carità, ma sulla consistenza della scena ho un’altra opinione.

    1. Ciao Angelo!
      Ci credo ciecamente che da schermidore sapesse di cosa stava parlando e, in un certo senso, ora che me lo hai detto non ne sono affatto sorpresa. Mi spiego molte scelte insomma. 🙂
      Penso che il suo sia un approccio validissimo e di indubbio effetto anche se, da lettrice, non l’ho trovato appassionante. D’altra parte, se vorrò scrivere una scena di combattimento non potrò mai avere l’accuratezza di Anderson. Nel caso di scene più lunghe infatti punterò l’attenzione su altri aspetti (per esempio la faccenda del mettere una trama all’interno dello scontro).

    1. Purtroppo niente francese ma Cyrano l’ho sempre amato (anche se alla fine sono sempre finita a frignare come una fontana). Ottimo esempio di scena di combattimento con un una trama sotto.

  5. Guarda, io ho fatto tante arti marziali, ho combattuto un bel po’ sul ring… e anche fuori. Ho praticato JKD, kali e silat e scherma storica e posso affermare una cosa: un combattimento reale è un casino. Dura poco, è scorretto e non esiste quasi mai scontro senza ferite per entrambi i contendenti. Il combattimento con lame corte è terribile, secondo soltanto forse all’utilizzo di tirapugni (ho assistito a una rissa allucinante con tirapugni dove un colpo ha procurato una frattura di Le Fort tipo 1). Guarda “la promessa dell’assassino”, in particolar modo l’agguato nella sauna. Quella si avvicina abbastanza (c’è della coreografia) a uno scontro reale tra persone avvezze al combattimento.

    1. sono andata a cercare su google la frattura di Le Fort tipo 1…. abbastanza impressionante! Quello che tutti mi dicono è proprio che il combattimento ravvicinato è veloce e sanguinoso per cui mi fido di quel che dici!
      Mi segno il film.

  6. Secondo me c’è solo l’imbarazzo della scelta su dove scriverla e questo è possibile in romanzo pieno di combattimenti più o meno complessi, su i tetti di una metropoli lanciandosi da un tetto all’altro tipo spiderman (le armi principali di uno dei miei protagonisti posso per metterlo), in mare aperto (attualmente il mio protagonista può respirare sott’acqua), per aria, (basta sapere dove appenderti quando sei in caduta libera).
    Alcune volte c’è una ricompensa, deliziarsi eroicamente fra le braccia della propria compagna

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