Alcuni mi hanno chiesto: “Te la sei inventata te una roba così assurda come il Mangia Peccati?”.
No
La figura del Mangia Peccati, in inglese “Sin Eater“, esisteva veramente anche se non ha una storia gloriosa. Viste le domande sul protagonista del mio ultimo romanzo Horror ho pensato di scrivere qualcosa in merito. Questa stramba figura del mangiatore di peccati non fa parte del folclore italiano, anche se come tema e bizzarria ci starebbe proprio bene.
La Storia dei Mangia Peccati
Era una specie di magia religiosa praticata quando qualcuno moriva. La famiglia era desiderosa di dare una bella ripulita alla coscienza del morto e così gli metteva del pane sul petto in modo che assorbisse le sue colpe (e detto così evoca immagini stomachevoli). Poi chiedeva a un mangiatore di peccati di consumare quel pasto, in modo che tutti i peccati del morto, o addirittura della famiglia, passassero direttamente al Mangia Peccati.
Comodo, no?
L’intento dei bravi paesani timorati di Dio era dunque quello di scaricare tutto ciò che i propri defunti avevano sulla coscienza su qualcun’altro, in barba a qualsiasi morale. A causa del clima religioso dell’ epoca, la gente prendeva molto sul serio l’essere un “peccatore” ed era ansiosa di raggiungere il paradiso libera dai propri misfatti. Anche se i mangiatori di peccati erano considerati una sorta di paria sociali, era molto comune vederli accodare alle scie dei funerali appena si diffondeva la voce di un morto fresco di giornata.
Mangia Peccati, povera gente
Erano dei poveracci, diciamolo, e niente affatto eroici.
Provenivano dalle classi più basse della società, spesso spinti dalla fame e dal facile guadagno di qualche pence e un piatto di cibo. Il loro era un compito scellerato che causava orrore, eppure i loro talenti erano molto richiesti. Il lato negativo del rituale era che il Mangia Peccati si accollava le colpe dei defunti e quindi, ogni volta che eseguivano il loro rituale mangereccio, erano considerati sempre più dannati e preda del male.
Molti funerali nella contea gallese del Monmouthshire includevano la presenza di un mangiatore professionista di peccati. L’autrice Catherine Sinclair, nel suo diario di viaggio del 1838, “Hill and Valley”, li descrive come gente senza Dio e così propensi al male da arrivare a sporcare la propria anima immortale per due spiccioli.
Erano, insomma, individui evitati da tutti, come appestati, e spesso associati a stregoneria o satanismo. La convinzione comune era che, in quanto carichi di colpe altrui, fossero destinati all’inferno. Si dice però che talvolta fossero i villaggi stessi a mantenere il Mangia Peccati locale.
In un periodo in cui la Chiesa aveva il monopolio del perdono dei peccati, questo tipo di usanze erano considerate derivate dal paganesimo. Alcuni articoli parlano del fatto che la Chiesa Cattolica Romana li scomunicasse, non solo a causa dei peccati eccessivi di cui si facevano carico, ma anche perché violavano il campo d’azione dei sacerdoti ufficiali, che avrebbero dovrebbero amministrare in via esclusiva gli ultimi riti ai moribondi. Il Mangia Peccati era costretto a nascondere la propria identità alle autorità ecclesiastiche o rischiava anche di essere giustiziato!
Origini
Si dice che questo rituale sia stato praticato in alcune parti dell’Inghilterra e della Scozia, e che sia sopravvissuto fino alla fine del XIX o all’inizio del XX secolo in Galles e in particolare nelle zone dello Shropshire e Hereford shire.
Negli Stati Uniti, la figura del Mangia Peccati si radicò nella zona dell’Appalachia (dal Mississippi/Alabama fino alla Pennsylvania), dove è sopravvissuto sotto forma di oscura leggenda su misteriosi vagabondi che giravano le campagne cercando di assorbire peccati oscuri e potenti.
L’origine vera e propria di questa pratica è sconosciuta, ma potrebbe essere nata sulla base di tradizioni religiose più antiche, probabilmente pagane. Dico “probabilmente” perchè è riportata una consuetudine simile, d’epoca medievale, che potrebbe essersi trasformata nel rituale del Mangia Peccati. Infatti, prima di un funerale, i nobili davano cibo ai poveri in cambio di preghiere a favore del defunto.
Uno sporco lavoro
Ci sono altri aspetti interessanti e ancora più macabri che riguardano la relazione stretta tra il Mangia Peccati e i morti.
Alcune leggende lo considerano quasi uno spirito, un entità sovrannaturale che poteva essere evocata in casa dopo la morte del parente. Gli abitanti mettevano un piatto di sale sul petto del defunto con sopra una pagnotta e accanto un bicchiere di birra. Il Mangia Peccati bisbigliava le sue preghiere e consumava il pasto in presenza della famiglia. Infine, una volta pagato, scompariva nella campagna.
La tradizione gallese suggerisce che il Mangia Peccati non solo si prendesse le infamie compiute dai defunti ma gli impedisse anche di… tornare come morti viventi! Si diceva che, con i peccati del defunto assorbiti dal mangiatore del peccato, i morti non avessero ragione di risorgere dalla tomba e vagare in cerca di chissà quali vendette sulla Terra. Perdonati e lasciati al loro eterno riposo, potevano rimanere nella tomba con gran sollievo di tutti coloro che erano rimasti.
La paura dei morti desiderosi di tornare in vita (o quasi-vita) ha afflitto la maggior parte delle civiltà.
Curiosità
In genere il compenso era di circa quattro penny inglesi, l’equivalente di pochi dollari americani di oggi.
Già nel 1680 questa macabra usanza locale veniva bollata come “funerale in stile tradizionale” e la pratica è sopravvissuta fino all’inizio del XX secolo.
Secondo il libro “Brand’s Popular Antiquities of Great Britain”, pubblicato per la prima volta nel 1813, il Mangia Peccati “si sedeva di fronte alla porta; gli porgevano una moneta, che si metteva in tasca; una crosta di pane, che mangiava; e una tazza piena di birra, che beveva. Alla fine, si alzava dal suo sgabello, si pronunciava la frase “the ease and rest of the soul departed,’ for which he would pawn his own soul.”
Un’altra formula poteva essere “I give easement and rest now to thee, dear man. Come not down the lanes or in our meadows. And for thy peace I pawn my own soul. Amen.”
In entrambi i casi si congedava l’anima del morto e si confermava che il pegno era stato pagato.
Richard Munslow, l’ultimo dei Mangia Peccati
Richard Munslow (1838 – 1906) è stato l’ultimo dei “mangiatori di peccati” ufficiali di cui si abbia notizia e assolse al suo compito regolarmente nella contea di Shropshire, in Inghilterra. Riportò in auge l’usanza del mangiatore di peccati alla fine del XIX secolo.
Nella guida “Slow Travel Shropshire”, Marie Kreft spiega che le motivazioni di Munslow non riguardavano una qualche condizione di indigenza o disperazione, ma fu a causa di un enorme dolore. Era un agricoltore di successo e subì la perdita di quattro bambini, di cui tre in una sola settimana. Si presume che questa tragedia lo abbia spinto a praticare quell’attività come una forma di lutto, per aiutare i suoi figli nell’ aldilà.
Oltre ai sei pence per il servizio, Munslow chiedeva anche un menù: fondi di carciofo, torta alla ricotta e trippa con le arance. Altro che tozzo di pane… Mangiatevelo voi!
Il mio Mangia Peccati
L’idea di questa stramba figura folcloristica mi piaceva. Il fatto di abbinare cibo a colpe immonde e defunti in pericolo di risorgere era perfetto per una storia grottesca.
Compare anche Richard Munslow, e nel mio universo, non è rimasto nello Shropshire ma è emigrato in Toscana, dove si svolge la storia.
Molti aspetti della leggenda che ho illustrato in questo articolo non sono presenti ne “Il Mangia Peccati”, mentre ho calcato la mano sulla parte che riguarda il “calmare i morti” ed evitarne la resurrezione. (vedi paragrafo “Uno sporco lavoro”).
Fonti a cui mi sono abbeverata a garganella