Qualcosa di Altro Evo sarà a Stranimondi, a Milano il 14 e 15 ottobre 2017.
Non sarò presente, ok, ma in mia vece ho mandato un racconto per “Zappa e Spada”, un’antologia di Spaghetti Fantasy edita da Acheron Books.
Per cui…
Transitate lo cavalcone in fila longobarda!
e ite a Stranimondi Sabato 14 Ottobre! Alle 15.30 c’è la presentazione ufficiale e potrete conoscere i colpevoli.
Spaghetti Fantasy – Spaghetti Western
Come avevo anticipato in un articolo estivo, per non perdere l’abitudine ho partecipato a un’antologia di Sword and Sorcery italico.
Di che si tratta esattamente? Gente, è fantasy di menare, becero e ruspante spaghetti fantasy italico. Un po’ “L’Armata Brancaleone” e un po’ “Lo chiamavano Trinità” il tutto ambientato in un’Italia fantastica, perchè i mostri non ce li hanno solo i paesi nordici.
A cura di Mauro Longo, con Lorenzo Fantoni, Luca Mazza, Michele LaughingFist Gonnella, Jari Lanzoni, Federica Leonardi, Mala Spina, Davide Mana, Mauro Longo, Nerdheim, Diegozilla. Insomma ce n’è per tutti i gusti!
Io sono presente con il racconto “L’oro dell’uomo nero“, una storia di cialtroni, coltellacci rugginosi e mostri. Una banda di gaglioffi alle prese con il colpo della vita: rubare alcuni crocefissi d’oro massiccio. Secco il rubagalline riuscirà a salvare la pellaccia da un pericolo ben maggiore che un paio di spade?
Leggi un breve estratto!
La sassaia
Al centro della distesa di ciottoli taglienti, si ergeva il palo della forca del paese di Fossa Buratta. Da esso, invece del solito cappio di corda, pendeva una catena che teneva sospesa una gabbia metallica di dimensioni tali da contenere un uomo. Dentro c’era appunto rinchiuso un lestofante, con le gambe magre che penzolavano oltre le sbarre e la faccia smunta coperta di sudore.
Il sole picchiava forte sulla sassaia e Secco, il prigioniero in questione, lo sentiva in special modo dritto sulla nuca. Aveva tolto la camicia lurida e sdrucita per legarsela in testa, ma poi se ne era pentito giacché le spalle iniziavano a bruciare. Anche le labbra erano screpolate, perché era già da un giorno che la brava gente di Fossa Buratta lo aveva condannato alla gabbia, come usava fare con i ladri colti sul fatto.
L’uomo cercò di deglutire e la mancanza di saliva gli provocò un colpo di tosse. Guardò in alto, verso il cielo sgombro da nubi, e comprese di non poter contare nemmeno su un colpo di fortuna che facesse piovere. Passò una mano sugli occhi per portarsi via un po’ di cispe e fece l’unica cosa che gli rimaneva.
“San Fiorenzo, se davvero esisti, salvami tu! Ti giuro che non ruberò più nulla in vita mia! Anzi, mi farò frate!”
Secco si fece il segno della croce sul petto e chiuse le palpebre, perché così gli sembrava di crederci più intensamente.
Una voce stridula ruppe il silenzio della sassaia.
“Ohé! Secco!”
Che San Fiorenzo avesse un tono così acuto e privo di garbo non se lo sarebbe mai aspettato. Nel delirio del caldo e della sete, il ladro serrò gli occhi per paura che fosse il demonio invece del suo santo protettore. Ma, chiunque fosse, insistette ancora.
“Secco! Sei morto?”
Quando si decise a guardare esalò un sospiro, perché vide qualcuno di sua conoscenza.
A qualche passo di distanza c’era una montagna d’uomo, dalle braccia grosse come tronchi di quercia e il collo taurino, sporco di fuliggine da capo a piedi. Cinghio era tanto tardo di cervello quanto forte, ed era muto dalla nascita, così rispose allo sguardo allucinato di Secco con un gesto del capo, in segno di saluto. Non era stato di certo lui a parlare.
A fianco del gigante si trovava una donna prosperosa, stretta in abiti modesti, con la capigliatura rossa sciolta sulle spalle e la faccia piena di lentiggini. Gli incisivi sporgevano fuori dalle labbra e, dal ghigno che aveva, pareva fosse lì per prenderlo in giro.
Secco si passò una mano sulla fronte sudata.
“Apollonia… non hai altro da fare oggi?”
“Io sì e anche parecchio. Tu invece?”
“Sono occupato a morire. Sai com’è…”
“No che non lo so, ma non pare una cosa impegnativa. Rimanderai di qualche ora perché ho un lavoretto semplice che ci frutterà un sacco d’oro, e tu ci servi.”
Apollonia era infida ma Secco doveva ammettere che qualche volta la loro società aveva portato qualcosa di decente: un pugno di monete, un sacco pieno di salsicce e una volta addirittura un anello d’argento.
Però d’infrattarsi con lei non c’è mai stato verso. Capace che invece con Cinghio…
“Allora? Il sole t’ha cotto il cervello?” La donna gli agitò il palmo aperto di una mano davanti agli occhi.
Secco cacciò il naso aquilino tra le sbarre e sputò a terra.
“Ci sto, ci sto.”
“Da’ la tua parola che mi obbedirai, altrimenti Cinghio ti ridurrà la testa in poltiglia.”
Il gigante aveva già afferrato l’altro capo della catena che teneva la gabbia e iniziò a calarla, per farlo uscire o pestarlo a dovere.
I piani della rossa facevano sempre acqua da tutte le parti, ma non poteva dire di no alla libertà e a un po’ di soldi, così Secco si aggrappò alle sbarre e gridò.
“Giuro tutto! Aprite questo pollaio e fatemi uscire!”
Scusa San Fiorenzo, ma per stavolta sei stato preceduto.
…Continua su “Zappa e Spada”
Ne vuoi sapere di più?
Il buon Mauro Longo, noto picaro del mondo GDR e della narratica fantastica, ha realizzato una serie di interviste e speciali sul suo sito: www.CaponataMeccanica.com e che ribloggo qui.
http://www.caponatameccanica.com/c-era-una-volta-nel-fantasy/
http://www.caponatameccanica.com/compagnia-degli-autori-di-ventura/
http://www.caponatameccanica.com/mala-spina/
Dunque se passate per Stranimondi, fermatevi a dare un’occhiata a Zappa e Spada (e alla sua meravigliosa copertina!).