Ne “Il Giorno del Drago” non mi sono posta il problema di come scrivere una scena di combattimento perchè non ce n’erano di vere e proprie, anche se spero di essermela cavata bene in quelle che richiedevano uno scontro fisico. Il secondo episodio di Altro Evo invece sarà uno Sword & Sorcery molto più canonico e quindi l’eroe di turno avrà molto da fare con la sua spada (anzi, la scimitarra).
Questa volta le cose si fanno serie e così mi sono detta: ma ne so abbastanza per descrivere due avversari che si menano una certa varietà di colpi senza essere noiosa, prolissa o troppo sintetica? Cosa fare per evitare che il lettore inizi a pensare alla lista della spesa o a quando fissare il parrucchiere? Cosa fa diventare piacevole da leggere uno scambio di colpi di spada? Come si fa a Scrivere una scena di combattimento?
Dopo tutto voglio scrivere Sword & Sorcery, cheddiavolo, quindi è bene che approfondisca l’argomento! Di seguito una traduzione di parte di un’intervista a R.A. Salvatore e un po’ di considerazioni.
Prima di iniziare a scrivere una scena di combattimento, i consigli di R.A. Salvatore.
Che ne pensa una vecchia volpe come R.A. Salvatore? Ecco un estratto da una sua intervista sull’argomento “How to Write a Damn Good Fight Scene” e siccome non sono una fan di Drizzt ho tagliato tutte le parti sull’elfo scuro, lascio solo cosa ne pensa l’autore su come scrivere un combattimento.
[…] In generale una buona scena di combattimento deve coinvolgere personaggi che stanno a cuore al lettore. Senza una sensazione di pericolo imminente quale sarebbe la sua utilità? Oltre a questo, scrivere una scena così, riguarda anche la meccanica dell’azione, cioè devi fare in modo le azioni abbiano un senso per le persone che ne sanno qualcosa su quel tipo di combattimento (lo stesso accade per la scenza nei racconti di fantascienza, che deve passare il test di plausibiità di fisica!). Riguarda poi le emozioni e lo stato mentale di quei momenti […bla bla molte cose le taglio sempre in onore alle regole della traduzione Comemmeparemmè] ma più che altro una buona scena dipende dal ritmo. Le mie frasi sono più corte, i paragrafi diventano singole frasi o anche frammenti di frase e i personaggi coinvolti sono troppo occupati dal tentare di rimanere in vita per interrogarsi sul senso della vita.
Sfonda una porta aperta soprattutto sull’ultimo punto. Stai combattendo? Allora combatti e lascia le riflessioni per dopo!
Se torniamo ai tempi di Omero e Virgilio, loro non descrivevano le lotte in termini reali, ma in gesti simbolici e naturalmente… epici. Cosa è cambiato dai loro tempi fino ai giorni nostri? In parte io credo che abbia qualcosa a che fare con le fantastiche coreografie di film come La Storia Fantastica (The Princess Bride). Ho guardato lo scontro tra Inego Montoya e il Pirata Robert un sacco di volte e ormai conosco ogni movimento. Io e i miei coetanei siamo cresciuti con la televisione e il cinema molto più di quanto abbiano fatto il Professor Tolkien e altri suoi colleghi coetanei. Lo scrittore come lui doveva spiegare dettagli che la mia generazione di scrittori può dare per scontate. […]
Mi ero spaventata quando ha citato Omero e Virgilio ma alla fine quando si è spostato su “La Storia Fantastica” ho ritrovato un terreno conosciuto. In pratica il senso è che se Tolkien doveva spiegare in dettaglio le armature o la morfologia di un drago, sprecandosi in aggettivi e avverbi, invece nella scrittura moderna si punta sulle descrizioni dei movimenti.
A dirlo così però suona male. Possibile che in questa epoca così frenetica anche la letteratura sia diventata Fast & Furiuos?
Sì, possibile e ammetto di leggerla molto più volentieri.
Ho ritrovato questa scena di “Kingdom of Heaven” su youtube, scegliendola tra molte altre. Probabilmente si avvicina molto al tipo di scontro che avevo in mente e non ho niente da dire sulla sua esecuzione, come profana che non si intende di scherma. Come spettatrice però ho un problema. Eh, sì.
Il mio problema è che purtroppo non saprei come descriverla in un racconto perchè sarebbe un inutile e noiosissima sequenza di mosse. In parole povere, manca una storia all’interno del duello, che ritorna a galla solo alla fine quando il prode Orlando risparmia la vita al fellone. La rivedrei un’altra volta? No, anzi, pur avendo apprezzato il film “Le Crociate” non mi ricordavo assolutamente di questa scena. Non c’era nulla che me lo avesse fatto rimanere impresso (non mi piace Orlando Bloom fino a questo punto).
Un punto a favore è la brevità di questo scontro, credo che la maggioranza del pubblico si sarebbe stufato se fosse durata di più.
Torno sullo spezzone de “La Storia Fantastica” citato da Salvatore e mi chiedo perché questa scena è tra le migliori scontri mai visti al cinema? Perchè si vedono cose pazzesche, acrobazie e virtuosismi? Non sono un’esperta ma direi di no, o meglio non solo. Il punto di forza è la micro storia che c’è dentro a questi 6 minuti e in poche parole c’è tutto: dramma, humour, azione, eroismo il tutto mostrato a suon di spadate ed è così che mi piacerebbe scrivere una scena di combattimento.
Che si vuole di più da un film? Questa sì che è una scena di combattimento che rivedrei a nastro.
Per me, l’obiettivo fondamentale di una scena di combattimento e far mettere a sedere il lettore sul bordo della sedia. Io voglio che veda ogni botta, che trattenga il respiro a ogni fendente, o sussulti a ogni colpo a vuoto. […] La battaglia in sè, la velocità, l’energia, la follia, la ferocia tutto questo è lo scopo di una scena simile.
Credo che stia parlando del famoso Show don’t tell , o come lo traduco io “non sorvolare”.
Visualizza i protagonisti mentre stai scrivendo la scena. Sii sicuro che l’eroe e il cattivo abbiano un senso per i tuoi lettori, usa le frasi e la struttura dei paragrafi per dare alla tua scena il tempo voluto (in genere la velocità è migliore per scrivere una scena di combattimento). Più di tutto, il primo a morire in ogni scena d’azione il verbo “essere”. Se vuoi usare “era” o “erano” o “era stato” beh, il primo decesso fatale sarà… l’attenzione del lettore.
Simpatico il suggerimento sul verbo essere.
LE REGOLE FONDAMENTALI PER SCRIVERE UNA SCENA DI COMBATTIMENTO
Posso trarre qualche conclusione da questa intervista e la voglio anche incrociare con una serie di dritte trovate in vari blog italiani e angolfoni (vedi note finali) riguardo allo scrivere una scena di combattimento:
1) Usa un eroe a cui il lettore sia affezionato e dagli avversari all’altezza.
Un minimo di empatia o di curiosità nel vedere la sorte del protagonista ci deve essere, altrimenti uno scontro in cui chi legge non ha alcun interesse diventa un agonia. In questi casi è lecito tagliar corto. In più non ha senso che il nostro eroe/eroina sia sempre il migliore perchè non è divertente. Un “avversario” può essere anche una situazione pericolosa o drammatica.
2) Il combattimento deve essere plausibile
Armi, armature mosse, si parla di fantasy ma tutto deve essere plausibile soprattutto in termini di meccanica dell’azione per rendere più facile visualizzare la scena di combattimento.
3) Quando si combatte, si combatte sul serio.
Nel momento in cui l’adrenalina comincia a scorrere nessuno ha la lucidità mentale di mettersi fare motti di spirito o intavolare discussioni.
Su questo nonostante la mia parte razionale concordi devo per dissentire. I migliori duelli cinematografici sono quelli in cui c’è uno scambio verbale. Devo dire però che si tratta di scene che hanno una forte impronta umoristica.
4) Fai attenzione all’effetto che le parole hanno sul lettore quando si tratta di percezioni
- Frasi più corte, con pochi dettagli che possano distrarre, creano un ritmo più veloce e frenetico.
- Frasi più lunghe con più dettagli vanno bene ma rallentano l’azione e fanno sembrare che tutto si svolga più lentamente.
- Usa tutti e due i tipi di frase per controllare il tempo della scena di combattimento esattamente nel modo in cui vuoi.
- Più dettagli dai e meno il lettore userà la sua immaginazione, meno ne dai e più la userà.
5) Mostra il combattimento anche dopo che è finito.
Dopo la lotta il tuo protagonista è ferito? Sta sanguinando? Le sue armi si sono spezzate? Che ne è stato del suo avversario? Se il tuo soldato se ne va come se nulla fosse successo allora c’è qualcosa che non funziona.
Sto scrivendo il terzo scontro del nuovo episodio di Altro Evo e un problema a cui non avevo pensato è l’evitare di ripetere scene già viste.
A te (sì, non guardare dietro le spalle, dico proprio a te che stai leggendo) cosa rende insopportabile leggere un brano che descrive uno scontro all’arma bianca? C’è un modo sbagliato per scrivere una scena di combattimento?
A proposito, il discorso continua in quest’altro articolo: Coreografia di una scena di combattimento
Fonti da cui abbeverarsi a garganella
Alessandrogirola.me
Strategieevolutive.com
Animadicarta Blog
Helpingwritersbecomeauthors.com
Bello.
Secondo me si dovrebbe tener conto anche del tipo di scontro.
La differenza enorme nelle due scene è il periodo in cui sono ambientate. Nel medioevo le spade erano pesanti, praticamente delle grosse sbarre di metallo. Per quanto ne so era affilata solo la parte finale della punta.
Nel secondo caso il periodo è praticamente simile a quello dei moschettieri e i due usano sciabole affilate come rasoi.
Il tipo di descrizione dovrebbe, per me, ricalcare il tipo di arma e lo stile di combattimento. Nel primo caso potenza e nel secondo grazia.
Naturalmente nel cinema è molto più facile che in un romanzo.
In effetti non è uno scontro col fioretto quello che cerco. Si avvicina molto di più al primo filmato. Però sarebbe ideale unire lo stile del primo con una microstoria all’interno dello scontro, come c’è nel secondo.
In generale forse le cose sono anche più semplici del previsto. Riporto un intervento di Riccardo Pietrani su Facebook:
“Gli scontri seri, quindi senza alcuna protezione, sono in genere abbastanza brevi in quanto basta un colpo ben assestato a mento o bocca dello stomaco per finire un combattimento (piccola postilla di realismo, c’è la possibilità in uno scontro a mani nude di colpire con un pugno una parte molto dura del corpo, tipo osso frontale o gomiti o altro: in questo caso la mano può rompersi e il combattimento è praticamente finito in ogni caso). Se si parla di armi da taglio, la stima della durata è ancora inferiore in quanto un taglio serio, nonostante l’adrenalina, provoca un dolore e uno scompenso fisico tale da lasciare il corpo scoperto per il colpo successivo e quindi terminare la lotta. Gli scontri di Zatoichi (il film) sono abbastanza indicativi in questi termini.“
Penso che ispirarsi allo scontro de La Storia Fantastica sia la via più breve per scrivere delle pessime scene di combattimento.
intendi pessime dal punto di vista tecnico?
Sì, a meno che non si voglia dare al combattimento un ritmo giocoso, da “pirati dei caraibi”, con tutte le conseguenza che ne derivano sulla storia.
Concordo pienamente su questo! Anche se sono una bestia in quanto a conoscenza delle tecniche di scherma, mi rendo conto che lo scontro de “La storia fantastica” non sia realistico. Però come spettatrice mi pare plausibile e soprattutto molto godibile visivamente.
Per il genere di storie che scrivo non sarebbe fuori tema una cosa del genere, proprio per il fatto che almeno in parte è una specie di farsa.
Comunque per ridurre il rischio di non sbagliare, credo che mi atterrò al suggerimento di adottare scontri brevi, visto che saranno nella maggior parte dei corpo a corpo ravvicinati.
Sarò breve (e chi mi conosce sa che quando dico una cosa del genere, sto spudoratamente mentendo).
Io credo che la peggior scena di combattimento sia quella dove il tutto è descritto sommariamente.
“Tizio attaccò Caio e dopo uno scambio di colpi individuò una falla nella difesa e riuscì a ferirlo.” (Sì, ok, ho condensato, ma a volte si trovano descrizioni lunghissime che parlano di aria fritta). Se non si riesce a visualizzare come si stanno muovendo i personaggi, tanto vale scrivere “Tizio vinse un duello con Caio”. A me piace chiamare questa eventualità “Combattimento dei Power Ranger”.
Per quanto riguarda invece il voler evitare duelli che altro non sono che una sequela di azioni, magari anche tecnicamente eccelse, ma che non trasmettono null’altro al lettore, sono d’accordo a tratti.
Ogni duello deve avere uno scopo, e secondo me può anche essere solo il mettere in mostra la bravura tecnica di uno dei personaggi. Si pensi, ad esempio, ai duelli tra maestro e allievo. È palese che lì non ci sarà mai la suspance per la vita del nostro personaggio preferito, ma sono funzionali alla trama. Il tutto sta a sfruttarli per mostrare abilità dei personaggi o aspetti caratteriali. Potremmo avere ad esempio un allievo che ad un certo punto si lascia prendere dall’ira e diventa violento anche con il suo stesso maestro, oppure far trasparire dallo scambio di colpi il rapporto che l’insegnante ha con il suo studente.
Come dice anche Salvatore, un combattimento è un combattimento e non una scena dove inserire riflessioni mentali. Per questo motivo tutte le azioni dei personaggi devono essere più istintive e meno ragionate. È un’ottima occasione per far emergere tratti di personalità che solitamente tengono a bada.
Resta sempre vero che si deve fare attenzione a non costruire scene di combattimento che sfuggono alle meccaniche del mondo da noi realizzato ed i personaggi dovranno sempre scegliere le mosse in base a quello che sanno fare meglio. In un combattimento per la propria vita, un mago guerriero che padroneggia il fuoco, sarà sicuramente portato a usarlo accanto ai colpi di spada. Di certo non starà lì a cercare di usare un potere che padroneggia di meno. Di contro, un super cattivo cattivissimo, che non guarda in faccia a nessuno, non tirerà mai un combattimento per le lunghe, tanto per dare la possibilità all’avversario di trovare un punto debole: senza altre motivazioni, probabilmente punterà ad infilzare l’eroe alla prima occasione
Per la storia del ritmo serrato, invece, sono pienamente d’accordo. Frasi brevi e lampi di azione danno un senso di frenetico. Abusarne però possono mandare in confusione chi legge.
L’unico appunto sull’argomento è legato al punto di vista. Sempre nell’ottica di utilizzare la scena di combattimento per mostrare un aspetto dei personaggi, ci sta che il ritmo venga modulato a seconda dell’esperienza o delle capacità del personaggio.
Ad esempio se stiamo seguendo il punto di vista di un elfo (o uno qualunque dotato di riflessi e movimenti più veloci rispetto all’avversario) possiamo rallentare un po’ l’azione, perché il nostro personaggio chiave percepisce la scena in maniera piena e completa. Non gli sfugge nulla e magari ha anche il tempo di pensare qualcosina. Di contro, se stiamo seguendo il povero apprendista che deve lottare contro uno molto più esperto o con riflessi sovrumani, dovremo rendere la percezione del duello molto più confusa e incostante, perché il personaggio fisicamente non riesce a seguire tutto. Avranno molto più senso delle frasi del tipo “Non vide arrivare il colpo” oppure “Il dolore lancinante alla gamba gli comunicò di essere stato colpito, di nuovo.”
Ovviamente si può anche non seguire nessuno dei contendenti e descrivere dall’esterno, ma in quel caso, secondo me, si sta perdendo un’occasione ghiotta per mostrare dettagli.
Riassumendo il mio punto di vista, usando i 5 punti che tu hai evidenziato (e poi mi spiegherai perché i numeri dell’elenco puntato sono sbagliati xD), direi che:
1) Usa un eroe a cui il lettore sia affezionato e dagli avversari all’altezza.
Vero all’80%. Potrebbero esserci combattimenti volti a mostrare dettagli, più che a far rischiare la vita del protagonista.
2) Il combattimento deve essere plausibile
Sempre! E deve esserlo anche nell’ottica delle possibilità dei protagonisti. Un potente mago userà i poteri che padroneggia meglio.
3) Quando si combatte, si combatte sul serio.
Vero al 90%. Mai fare monologhi o discorsi interminabili, ma, in caso di netta superiorità di uno dei contendenti, ci sta che quello in vantaggio schernisca (in caso di un nemico) o elargisca spiegazioni (in caso di un maestro).
4) Fai attenzione all’effetto che le parole hanno sul lettore quando si tratta di percezioni
Frasi corte per un ritmo serrato, ma sempre con occhio al punto di vista che stiamo esplorando.
Sono dell’idea che l’immaginazione del lettore debba essere molto guidata in uno di questi passaggi, quindi molti dettagli.
5) Mostra il combattimento anche dopo che è finito.
Vero al 100%. Come ogni altra azione della trama, essa deve produrre effetti e quindi è necessario mostrare cosa accade dopo in termini di conseguenze.
Penso di aver scritto più qui che negli articoli a tema sul blog che gestisco. Se siete arrivati alla fine vi meritate un premio.
Chi ti conosce dice il vero! In quanto ai numeri… eheh un ripensamento sull’ordine che non ho corretto… XD grazie per la segnalazione!
Sul fatto di raccontare lo scontro evidenziando il tipo di combattente (elfo, apprendista, maestro) è come metterci una piccola storia dentro, puoi condire le descrizioni con la paura dell’apprendista, il dolore per il taglio al braccio, la rabbia verso il maestro che lo sta vessando etc.etc. Quindi sì, sono d’accordo è un’occasione in più da sfruttare.
Hai dato parecchi punti su cui riflettere!
I miei combattimenti sono in genere violenti (perché il protagonista molti di voi lo conosceranno ne sono certo era l’unico allora in grado di rivaleggiare in forza con il protagonista originale, è solito ad affrontare i suoi nemici con brutalità seppure eccessiva ma per questo che piace, ma questi sono dettagli), a parte quelli contro di lui o una donna malvagia o comunque una femmina o tra due femmine che comunque non mi piace (molti famosi scrittori vissuti prima di me hanno ammesso di scrivere cose che non gli piacevano), però mi tocca se la storia lo richiede perché comunque trovo brutto che una femmina buona o malvaggia perde la vita in combattimento o altro (in genere le mie sono tutte sexy a parte una, in più di un’occasione il mio protagonista ha maledetto gli dei per una sfortuna simile poiché alcune di quelle femmine cercavano di ucciderlo
Una scena di combattimento molto interessante (anche nell’ambito del film): https://www.youtube.com/watch?v=lDS09DDpY14
che forza! E pensare che non ho mai visto “Il destino di un guerriero”. Credo che sia giunto il momento.
Avevo fatto un po di casino l’ultima volta, intendevo che mi capita di scrivere combattimenti tra protagonista maschio e femmina (che vuole ucciderlo, se no non sarebbe un vero combattimento), solo se la compagna (la gnocca guerriera, per intenderci), è impegnata in altro combattimento, se non è preparata tipo contro una dea (non avendo armi e magie in grado di sconfggerla), oppure se semplicemente non si sono ancora conosciuti
Per quanto riguarda invece la lunghezza, nella esalogia che sto scrivendo, (me ne manca solo uno), scrivo scontri più come meno lunghi in base alla potenza di demoni e forse pure angeli, da affrontare (per dare più importanza ai così detti boss) e contro gli stessi che comprendo pure le divinità e contro quelli un po meno forti ( di medio rango).
I miei combattimenti sono esagarati non assurdi, attenzione, perché lui può farlo
complimenti per l’esalogia!
Basta che gli scontri siano adatti al tipo di storia che vuoi scrivere.
Comunque sembra strano ma trovo più difficoltà nei combattimenti tra maschio e femmina essendo che questi romanzi hanno caratteristiche comuni con lo sword and sorcery, uccidere la femmina (nemica) si, ma senza rovinarla.
Oltre l’arsenale solito del protagonista proveniente dai miti classici (armi magie e magie speciali) c’erano momemti che persino l’ambiente (spesso urbano, contemporaneo, reale), o meglio quello che si trova su di esso, veicoli macigni dipende, può fungere da arma dal lancio